Secondo un articolo recentemente pubblicato su “Science”, la relazione tra uomo e cane è veramente speciale, tanto da non avere equivalenti in natura: un fenomeno di coevoluzione di alcune modalità di comunicazione che non vale per nessun altro animale, comprese le grandi scimmie che pure sono geneticamente molto più vicine a noi. Un gruppo di ricercatori della Azabu University a Sagamihara, in Giappone, ha infatti scoperto che quando le due specie interagiscono entra in azione un meccanismo di rafforzamento delle relazioni sociali basato sul rilascio di ossitocina, che in origine si era evoluto per rafforzare i legami tra genitori e figli.
Attraverso una lunga serie di esperimenti, il team guidato dal professor Nagasawa è riuscito a dimostrare che i cani, anche da cuccioli, rispondono spontaneamente a numerosi gesti di comunicazione sociale cooperativa caratteristici dell'uomo, come ad esempio i segnali che sono utilizzati per la ricerca di giocattoli o bocconcini nascosti. Il reciproco contatto visivo prolungato fra cane e proprietario che provoca in entrambi un aumento dei livelli di ossitocina paragonabile a quello indotto dallo stesso comportamento fra genitori e figli nelle due specie è dunque interpretato che la prova più importante a conferma della teoria.
Secondo i ricercatori, questa capacità interpretativa si è sviluppata nei cani nel corso dei millenni in cui è avvenuta la domesticazione. Dal punto di vista evolutivo, all'inizio alcuni cani si sono appropriati di un repertorio comportamentale che imitava i segnali umani che suscitano un atteggiamento di cura verso i piccoli. In questo modo, si sono assicurati un vantaggio selettivo rispetto alle preferenze umane. Poi, una volta che i cani sono divenuti in grado di suscitare questo tipo di reazioni nell'uomo, si è innescato il meccanismo di feedback basato sull'ossitocina, che ha coinvolto direttamente la nostra specie.